Vi voglio raccontare qual è stata la mia prima volta in pista, la prima volta che ho potuto assaporare quel nastro di asfalto dove gli unici limiti sono quelli che ognuno si pone, dove l’adrenalina scorre e la passione brucia!
Fin da ragazzina seguivo le corse del motomondiale, ma in realtà non ho mai aspirato a guidare in pista, era una cosa talmente lontana e a mio vedere impossibile che non l’avevo neppure considerata.
Finchè c’è stata questa possibilità UNICA, che ovviamente non mi sono fatta sfuggire.
Era il 3 luglio del 2005, Autodromo di Monza, una manifestazione chiamata T.W.O., durante la quale c’erano sessioni di prove libere, possibilità di provare delle moto, scuole di varie discipline, spettacoli di Free Style, e scuola di guida in pista con lui, il RE di Monza, l’unico Fabrizio Pirovano.
Ero a quell’evento per lavorare, ma dei cari amici hanno saputo che c’era la possibilità per alcune persone di fare 2 giri in pista con il Piro, seduti dietro il suo Suzuki. Ovviamente mi sono subito prenotata, e anche se fino all’ultimo non potevano confermarmi, già dal mattino pregustavo il mio giretto, perlopiù inconsapevole di quello che avrei veramente provato e delle conseguenze emozionali che avrebbe provocato.
Fu infatti “la mia svolta motociclistica”, l’ingresso nel cervello di un tarlo che mi portò ad interessarmi alla pista, il punto di svolta tra la motociclista dedita al turismo e la motociclista dedita ai cordoli.
Il Piro mi regalò delle emozioni che non conoscevo, che non credevo possibili. 2 giri nel tempio della velocità in moto con un vero campione, poco importava che la sua Suzuki non era biposto, non aveva il posto passeggero e tantomeno delle maniglie!
“Sali sul sellino con me e quando freno appoggiati al serbatoio, quando accelero aggrappati a me”.
Io emozionata come non mai, 2 giri a tutto gas, fuori dalle curve apriva -eccome se apriva- tanto che nell’aggrapparmi a lui pensavo “ora gli apro la pancia”.
Vedevo per la prima volta l’asfalto a pochi centimetri da me, le curve che passavano veloci e scattose, velocità che non avevo mai raggiunto, con il vento che spingeva come non mai, geloso della mia felicità.
Ad ogni rettilineo eravamo su una ruota, e io feci 2 giri con un sorriso perenne, non riuscivo a rimanere seria, ricordo ancora la pressione dell’imbottitura del casco sulle guance, ero in estasi! Ero sopraffatta da una gioia mai provata, l’adrenalina e l’esaltazione mi ha assalito, e proprio in quegli istanti capii come volevo vivere veramente la mia passione per le due ruote….in pista!
É solo grazie a lui che mi convinsi a provare l’emozione dei cordoli, grazie a quella scarica di adrenalina PAZZESCA che lui mi fece provare.
Poco importa che una volta scesi, rimessi i panni della hostess, ci ritrovammo vicino alla sua K5, e mentre mi faceva i complimenti per come lo “seguivo” in curva, accidentalmente mi appoggiai sullo scarico bollente, ustionandomi la coscia!
Feci finta di nulla, sorridendogli seppur con un lacrimone che stava scendendo, in quel momento toccavo il cielo con un dito!
Da li “tutto iniziò”, e devo solo ringraziare un grande campione, una grande persona, un pilota straordinario. Grazie Fabrizio, grazie grande Piro!
Grande Piro, e grande Annette!!!
Come non invidiarti….. Poi col Piro……. Vai monella che questa ” malattia” non ti abbandoni mai….. PS vizzia i pelosi e vizziatevi….